Pet-Terapy - VECA

Vai ai contenuti

Menu principale:

Pet-Terapy

Iniziative
 
 

Come curarsi con l'aiuto degli animali

Andare a cavallo, nuotare con un delfino, ma anche solo accarezzare un gatto o un cane aiuta a risolvere disagi fisici e psichici
Le feste di una cane quando rientriamo a casa, le fusa di un gatto mentre si accoccola sulla nostre gambe: l'affetto di un animale è la medicina migliore per stare in salute. Dà un senso di sicurezza e di protezione, aiuta a ritrovare il sorriso e a distrae la mente dai problemi quotidiani. E' stato dimostrato scientificamente che il contatto con un animale contribuisce notevolmente ad abbassare la pressione arteriosa, stimola le difese immunitarie e allunga la vita, grazie ad un forte diminuzione dell'ansia e dello stress.
L'idea di utilizzare gli animali per facilitare la convalescenza dei malati o per migliorare la difficile esistenza di persone disabili è nata osservando gli effetti che derivavano dall'interazione tra essere umano e animale. In molti casi la vicinanza di un cane o di una gatto per risolvere problemi relazionali ha dimostrato avere un effetto ben superiore a quello di molti farmaci.
Il primo programma veramente organizzato di pet-therapy fu sperimentato nel 1944 negli Stati Uniti dalla Croce Rossa Americana in un centro di convalescenza a Pauling, vicino a New York dove erano ricoverati i soldati dell'aeronautica militare. La terapia si basava sul lavoro in fattoria e sull'interazione con gli animali, fra cui anche quelli domestici. Purtroppo non c'è nessuna documentazione scritta dell'esperimento e anche dopo la Seconda Guerra Mondiale la terapia con gli animali non venne applicata in maniera sistematica.
Notizie sull'applicazione della pet-therapy si hanno solo a partire dal 1962 quando lo psicologo Boris Levinson la introdusse nella cura dei suoi pazienti dimostrando che l'affetto di un animale domestico produceva un aumento dell'autostima e soddisfaceva il loro bisogno di amore. Tracce della cura dei malati con l'aiuto di animali si trovano anche alla fine del XVIII secolo in Inghilterra. Nella casa di cura di York, fondata nel 1792 dalla Società degli Amici per sottrarre i malati di mente alle condizioni sub-umane dei manicomi tradizionali di quell'epoca, veniva insegnato l'autocontrollo attraverso la cura degli animali domestici.
Un programma simile si ritrova nel 1867 a Bielefeld in Germania per la cura dell'epilessia.
Oggi quando si parla di pet therapy si pensa subito ai cani, ma a seconda dei casi altre specie animali possono essere usati. Per correggere i disordini del movimento e per aiutare le persone affette da patologie neurologiche o muscolari, da lesioni traumatiche cerebrali, da sclerosi multipla e per i bambini con paralisi cerebrale molto utili si sono rivelati i cavalli. L'ippoterapia , grazie al rapporto che si istituisce tra cavaliere e cavallo, produce un senso di indipendenza, aumenta l'autostima e accresce la fiducia in se stessi. Lo stesso viene fatto con gli asini, grazie alla loro mansuetudine. Inoltre il movimento durante il trotto facilita la riabilitazione motoria, influendo positivamente sul tono muscolare del paziente.
Tornando a parlare di cani, i labrador i Retriever, i Collies e i Levrieri hanno dimostrato avere le caratteristiche più adatte per essere inseriti in un programma terapeutico. In ogni caso dipende dal singolo animale che può essere sia di taglia grande che piccola a patto che abbia almeno un anno di età. I cuccioli non dovrebbero essere usati. Il temperamento del cane è molto importante. Deve essere equilibrato, mansueto e non avere reazione aggressive verso le persone o nei confronti di altri cani. Per imparare a sopportare situazioni che normalmente per un animale potrebbero essere stressanti, come abituarsi a rumori forti, a movimenti improvvisi dell'essere umano, senza reagire in modo violento, i cani vengono comunque sottoposti a un addestramento mirato.
La pet-therapy negli ultimi anni ha spostato il suo campo di azione dalla terra all'acqua. Alla fine degli anni settanta un veterinario inglese, Horace Dobbs, iniziò a lavorare con i delfini solitari e persone mentalmente stressate. Nell'osservare i progressi di un paziente che aveva sofferto per 13 anni di depressione, egli si rese conto di come il rapporto con il delfino fosse molto più terapeutico di tutti gli ansiolitici che aveva preso nella sua vita.
Grazie alla loro giocosità, i delfini sono un ottimo ausilio nella cura dei bambini autistici e nelle persone con disturbi della sfera affettiva. Poiché i delfini comunicano con i suoni e con i movimenti del corpo, essi riescono a comprendere molto bene il linguaggio del corpo umano. Non ci sono dati scientifici di supporto, ma sembra proprio che i delfini riescano a captare i bisogni delle persone. La delfino terapia consiste in un'immersione di 20 minuti più volte la settimana ed è fattibile con quei pazienti che hanno un buon rapporto con l'acqua. L'interazione tra uomo e delfino avviene giocando e nuotando fianco fianco, assecondando i movimenti del grosso mammifero.
Di pet-therapy in Italia si parla da poco tempo. Ippoterapia e delfino-terapia sono conosciute e praticate in Italia solo in alcuni centri. Solo l'ippoterapia gode di convenzioni con il servizio sanitario nazionale.

 
Torna ai contenuti | Torna al menu